Sportello Carcere

Lo “Sportello Carcere – Centro di Ascolto” gestito dall’Associazione di Volontariato “Madonna della Carità” della Caritas diocesana di Rimini, nasce nel 2006 e da allora è promosso dal Piano di Zona del Distretto Rimini Nord e cofinanziato dal Comune di Rimini. Con continuità ed energia porta avanti numerose azioni a sostegno dei detenuti della Casa Circondariale di Rimini.

Negli anni, grazie al contributo di operatori e volontari, lo sportello, che nasceva come spazio dedicato alla popolazione immigrata, si è fatto promotore di iniziative ed attività a favore di tutta la popolazione carceraria, sia italiana che straniera e si è strutturato sino a diventare un luogo di ascolto, accompagnamento, consulenza, informazione e collegamento con tutti i servizi interni ed esterni all’Istituto e di orientamento alle opportunità offerte dal territorio.

Il motore che ha spinto l’Associazione di Volontariato “Madonna della Carità” ad avvicinarsi ad una realtà estremamente complessa, piena di sofferenza, di situazioni di povertà ed emarginazione come quella del carcere, è la forte attenzione all’altro, agli ultimi e alla consapevolezza che la responsabilità del trattamento e della risocializzazione non può essere affidata esclusivamente al personale dell’Amministrazione Penitenziaria, ma deve interessare e coinvolgere la comunità in genere.

In un luogo di restrizione, vengono a mancare tante cose, da quelle immense come la libertà e gli affetti a quelle minime (francobolli, sigarette, qualche euro e molto altro ancora) ed è comprensibile a tutti come la presenza di operatori sociali e volontari, interlocutori attenti e disponibili, sia importante per dare risposte a piccoli bisogni e accendere una speranza.

Nella Casa Circondariale di Rimini una buona parte dei reclusi proviene da condizioni di degrado ed emarginazione socio-familiare. È presente un consistente numero di detenuti stranieri, un elevato turn over e detenuti con problemi di dipendenza da sostanze ai quali, spesso si associano disturbi di tipo comportamentale o psichiatrico.

Per offrire una visione della realtà in cui l’Associazione opera, negli schemi sottostanti sono rappresentate alcune delle caratteristiche dei detenuti presenti in base a dati scaturiti
da una rilevazione effettuata a maggio 2016 dall’Area Educativa d’istituto:

Persone incontrate nel 2016 per provenienza geografica

Detenuti incontrati per posizione giuridica

Posizione giuridica n %
Definitivi (detenuti con condanna passata in giudicato) 67 51,1
Ricorrenti 12 9,2
Appellanti 8 6,1
In attesa di 1° giudizio 39 29,8
Posizione giuridica mista 5 3,8
Totale 131 100,0

Detenuti incontrati per tipologia di reato

Maggiori tipologie di reato n %
Spaccio di sostanze stupefacenti 48 32,9
Rapina 45 30,8
Furto 29 19,9
Estorsione 10 6,8
Minacce ed atti persecutori 9 6,2
Maltrattamenti in famiglia 5 3,4
Totale 146 100,0

All’interno di un luogo di reclusione sono soprattutto gli stranieri ad essere una “categoria” fortemente emarginata, che vive ancor di più, l’esperienza della detenzione in modo drammatico, perché spesso, si ritrovano a non disporre dell’appoggio di una rete amicale e familiare di sostegno. È l’esperienza maturata negli anni in ambito di immigrazione a rendere ancor più il progetto Sportello Carcere-Centro di Ascolto, un “sistema” capace di dare risposte alle istanze connesse a questo ambito specifico.

Le nazionalità più rappresentative in ordine di presenza sono quelle dell’Albania, Marocco,Tunisia, Romania e Brasile e, se si parla di bisogni espressi dai detenuti, è l’ascolto a ricoprire un’ importanza primaria, l’essere ascoltati con partecipazione, è fondamentale per essere seguiti e accompagnati nella difficile condizione di reclusi.

Forte è la necessità di mettersi in contatto con le famiglie, con le ambasciate e con i servizi dei territori di provenienza per il recupero di effetti personali e capita spesso che operatori e volontari abbiano contatti telefonici con le famiglie, seguendo i protocolli amministrativi in accordo con l’Area Educativa e la Direzione Penitenziaria.

Sono molti i casi in cui il mediatore linguistico-culturale instaura rapporti telefonici con le famiglie per agevolare le comunicazioni tra detenuti stranieri e le loro famiglie e sono diverse le situazioni in cui i familiari presenti sul territorio vengono seguiti e sostenuti dagli operatori del servizio Centro di Ascolto presso la struttura della Caritas diocesana.

L’attività di sportello include anche azioni di assistenza informativa sul diritto delle migrazioni e le norme ad esso attinenti, la trattazione e la verifica con la Prefettura e la Questura di tutte le procedure legate alla titolarità di soggiorno sul territorio e la valutazione delle possibilità di regolarizzazione.

Per mitigare il senso di solitudine, frustrazione e disagio così frequenti, il progetto ha strutturato nel 2016 degli appuntamenti periodici dedicati alla socializzazione di gruppo e numerosi laboratori finalizzati al miglioramento delle proprie capacità relazionali ed espressive: sono stati realizzati cineforum, corsi di poesia, di lettura espressiva e teatrale, di scrittura, di empowerment personale e di artigianato

È con regolare frequenza che i detenuti incontrano i propri familiari e i figli all’interno dei momenti di colloquio, ma negli anni, in collaborazione con altri enti territoriali (Comune, Centro per le famiglie, Volontarimini) abbiamo posto il nostro interesse all’importanza di sviluppare azioni a sostegno dei legami parentali. Oggi è notevole l’impegno dell’Area Educativa interna e del terzo settore, per la costruzione di momenti d’incontro ludico-ricreativi, tra padri detenuti e i loro figli. Abbiamo unito le nostre forze per la realizzazione di progetti e azioni a sostegno della genitorialità: è stato allestito ed è da noi gestito uno spazio Ludoteca all’interno della sala colloqui. È proprio per l’importanza del rapporto tra genitore e figlio che è stato pensato anche l’intervento di un’educatrice dell’Associazione Madonna della Carità all’interno della Ludoteca che, due volte al mese, coinvolge i bambini insieme ai genitori con giochi, laboratori e letture, in un ambiente accogliente e rilassato che incentiva il legame tra papà-detenuto e figlio. Sono stati organizzati atelier, incontri e momenti di festa quali Babbo Natale, Festa del Papà, festà d’estate.

Relazioni con i familiari

  Italiani Stranieri Totale % Totale
Detenuti che effettuano colloqui con i propri familiari 43 49 92 70,2
Detenuti che non effettuano colloqui con i propri familiari 8 31 39 29,8

I rapporti con tutti gli enti e le istituzioni che, a diverso titolo, operano per e intorno al carcere sono solidi e consentono di portare avanti un lavoro sinergico che ha ambizione di arrivare a dare risposte sempre più concrete a chi vive o ha vissuto un’esperienza di detenzione.

La salute in carcere

Secondo il Dottor Andrea Fantini, direttore sanitario dell’Infermeria presente in Istituto, durante il 2016 gli accessi dei detenuti in infermeria sono costantemente aumentati: con l’aumento del numero dei presenti in Istituto (da una media attorno ai 100 al giorno, all’inizio dell’anno, a 150 detenuti medi alla fine dello stesso anno), sono cresciute anche le richieste fatte al personale sanitario.

In generale, le patologie più frequenti sono quelle odontoiatriche, poi quelle psichiatriche (la maggior parte non gravi) a seguire le patologie infettive acute (influenza, ecc.). Le malattie croniche e di una certa gravità (diabete, epatite ecc. ) variano, ma si aggirano nell’insieme a circa il 10% della totalità dei detenuti.

L’infermeria risulta essere molto frequentata per patologie, controlli preventivi, visite di primo ingresso o dimissione, visite specialistiche, ecc. e anche perché i detenuti trovano spesso aiuto anche per situazioni non strettamente sanitarie.

Nell’anno 2016 la percentuale della popolazione carceraria tossicodipendente è arrivata al 60%, circa tra italiano e stranieri.

I numerosi homeless ed irregolari hanno bisogni di salute speciali in quanto solitamente non hanno ricevuto cure mediche da tempo. Se affetti da patologie croniche non si sono curati aggravando di molto la loro condizione clinica.