Lavori socialmente utili

Quando è nato

La cooperativa Madonna della Carità e il Tribunale di Rimini il 18 gennaio 2011 hanno firmato la prima convenzione (la successiva firmata nel 2014) secondo la quale il giudice, ai condannati per giuda in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, concede la possibilità di convertire la pena detentiva con lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità. Secondo il Tribunale è opportuno promuovere una maggiore applicazione dell’Istituto, nell’ambito di un progetto condiviso tra tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti e mirato a valorizzare le finalità preventive e rieducative connesse con lo svolgimento di un’attività non retribuita a favore della collettività.

Obiettivi

  • Aiutare la persona a scontare la pena in modo rieducativo mettendo la propria attitudine al servizio dei poveri cercando di mostrare loro come si possa avere una “seconda” possibilità;
  • Aiutare la persona a comprendere il valore delle regole nel rispetto del prossimo e della comunità di appartenenza.

Come fare richiesta

Per fare richiesta di “lavori socialmente utili” è necessario prendere contatti con l’Ente Convenzionato (in questo caso la Caritas diocesana), fissare un colloquio al fine di conoscere le attività dov’è possibile svolgere il servizio, capire gli ambiti che possono interessare (qualora nell’Ente ve ne sia più di uno) e le esigenze della Struttura. Al termine del colloquio, il referente dell’Ente convenzionato deciderà se rilasciare o meno all’imputato la Dichiarazione di Disponibilità, documento necessario per l’avvio ai Lavori di Pubblica Utilità.

Le persone accolte nel 2016

Nel 2016 sono state rilasciate 25 dichiarazioni di disponibilità (stesso numero del 2015); mentre hanno iniziato e portato a termine il servizio 17 persone.

Dei 25 che hanno fatto richiesta, 19 sono uomini e 6 donne, la maggior parte di nazionalità italiana (18 italiani, 2 albanesi, 1 pakistano, 1 polacco, 1 ecuadoregno, 1 romeno e 1 argentino).

Le 17 persone che hanno iniziato e concluso sono 13 uomini e 4 donne, con un’età media di 34 anni (rispetto all’anno precedente l’età media si è alzata – 32 anni nel 2015). La maggior parte non sono né sposati, né separati, pochi sono coniugati o conviventi.

Il servizio di “volontariato” viene scelto in base alle nostre esigenze al momento della pianificazione dell’orario e alla predisposizione e disponibilità dei volontari (la maggior parte sono occupati). In media nel 2016 ogni condannato ha svolto 68,82 ore di attività (contro le 80,35 del 2015), prevalentemente in cucina (il servizio che richiede l’impegno di più volontari).

I risultati

Quasi tutti i richiedenti conoscevano la Caritas e tutti hanno valutato questa esperienza molto significativa e con una discreta influenza sulle attività della vita quotidiana. Il rapporto con i volontari l’hanno definito molto buono e fortunatamente non hanno riscontrato particolari difficoltà nei sevizi presso i quali erano impiegati.

Quasi tutti hanno manifestato interesse all’attività di volontariato, ma per motivi prevalentemente di lavoro e tempo, non hanno poi continuato il proprio servizio una volta scontata la pena.

Ottimo il rapporto con la Questura di Rimini, l’UEPE e con il Tribunale, con il quale vengono organizzati incontri semestrali per monitorare il servizio.