Analisi dei dati di tutti i Centri di Ascolto presenti in diocesi

Premessa

Sul territorio della Diocesi di Rimini sono presenti 51 Centri di Ascolto Caritas, compreso quello della Caritas diocesana in via Madonna della Scala 7.

Rimini è una delle diocesi di Italia con il numero più alto di Centri di Ascolto collegati in rete tra loro, attraverso un sistema informatico; questo garantisce una comunicazione diretta tra i vari volontari e fa sì che le persone in difficoltà vengano seguite, in modo attento e scrupoloso, ciascuna secondo la propria parrocchia di domicilio.

I dati di seguito analizzati comprendono, oltre quelli dei Centri di Ascolto, anche quelli di #EmporioRimini e del Fondo per il Lavoro, questo perché il nostro desiderio è stato quello di avere una lettura del territorio il più possibile completa e, essendo entrambi i progetti inseriti nel programma informatico di raccolta dati, è stato possibile avere una lettura nominale, senza che le persone venissero contate più volte, pur essendosi presentate in più centri.

Tutte le attività svolte sono rese possibili da circa 900 volontari e 39 operatori che, quotidianamente, svolgono il proprio servizio con amore e dedizione nei confronti dei poveri.

La povertà non tende a diminuire

Persone incontrate nel periodo 2010 – 2016

Se nel 2015 avevamo riscontrato una discesa rispetto al numero delle persone incontrate, nel 2016 l’asticella della povertà è nuovamente risalita, raggiungendo le 6.776 unità, se si contano tutti i familiari appartenenti ai nuclei delle persone che hanno fatto richiesta di aiuto, si arriva a 16.052 persone, di cui 3.316 figli minori a carico in situazione di povertà su tutto il territorio della diocesi di Rimini.

 

Le motivazioni principali di questo aumento sono essenzialmente tre:

  • attraverso i progetti #EmporioRimini e Fondo per il Lavoro siamo riusciti ad intercettare povertà che prima risultavano nascoste;
  • nel 2016 è aumentato il flusso di richiedenti asilo e profughi che si sono rivolti alle nostre strutture;
  • coloro che sono caduti in povertà in concomitanza della crisi economica, sono rimasti “intrappolati” in essa, senza trovare vie di uscita se non quelle di tornare in patria o di spostarsi in altri Paesi, soprattutto per quel che riguarda gli immigrati.

Gli “intrappolati” nel fango della povertà

Nuovi e ritorni nel periodo 2010 – 2016

Sono il 61,3% gli “intrappolati” nel fango della povertà, come si nota dal grafico, ad eccezione del 2014 (anno in cui abbiamo attivato il Fondo per il Lavoro e quindi sono emerse nuove situazioni di povertà), l’aumento dei “ritorni” è iniziato a partire dal 2011, quando la crisi si è accentuata sul nostro territorio.

 

Sono 4.157 le persone che sono tornate a chiedere aiuto ai centri presenti nella diocesi di Rimini, tra queste 1.445 sono italiane (di cui il 65,9% con residenza nella diocesi di Rimini) e 2.687 straniere (di cui il 57,8% con residenza nella diocesi di Rimini, prevalentemente: marocchine, albanesi e senegalesi).

Tra gli immigrati che permangono in situazione di povertà prevalgono le famiglie, infatti il 61% di essi è coniugato. Mentre tra gli italiani sono per il 34% celibi, per il 29% separati o divorziati e per il 25% coniugati, si può quindi affermare che tra gli italiani “intrappolati” ci siano molte più situazioni di solitudine rispetto agli stranieri.

 

Sono 2.619 le persone che per la prima volta nel 2016 si sono ritrovate in una situazione di povertà, si tratta per il 36,2% di italiani (di cui il 60% con residenza nella diocesi di Rimini) e per il 63,8% di immigrati (di cui il 48% con residenza nella diocesi di Rimini). Tra gli italiani prevalgono coloro che hanno tra i 45 e i 54 anni, mentre tra gli stranieri quelli che hanno tra i 25 e i 34 anni. È quindi evidente che tra le nuove povertà ci sono gli italiani intorno ai 50 anni, soli e disoccupati e gli immigrati giovani. Tra gli immigrati le nazionalità prevalenti sono: Marocco (23%), Romania (13%) e un 12% da Paesi che sono in situazione di conflitto o di estrema povertà, dai quali le persone scappano per richiedere asilo e protezione internazionale (Nigeria, Bangladesh, Afghanistan, Pakistan, Mali, Somalia, Libia…).

La povertà ha sempre più spesso voce maschile

Persone incontrate nel periodo 2010 – 2016 per sesso

La povertà è sempre più maschile: la crisi economica ha indubbiamente colpito il mondo del lavoro e di conseguenza la stabilità nelle famiglie. È infatti risaputo che in Italia l’occupazione femminile non è equiparata a quella maschile. I dati Istat 2015 dichiarano che in Italia sono occupate solo il 47,2% delle donne in età attiva, sono 2,3 milioni le donne che risultano inoccupate, pur con titoli di studio elevati e il 22,4% le madri che prima della gravidanza avevano un lavoro e dopo hanno dovuto rinunciare alla carriera o perché avevano perso il lavoro o perché non sarebbero riuscite a sostenere le spese del nido. L’equiparazione con l’uomo non è uguale neppure rispetto al guadagno. AlmaLaurea ha dichiarato nel 2013 che le donne italiane sono più istruite e preparate rispetto ai colleghi maschi; infatti tra i 25 e i 34 anni, il 30% delle donne ha una laurea contro il 18% degli uomini ma, a cinque anni dalla laurea, sono occupati l’88% dei laureati e solo il 63,5% delle laureate. Il divario aumenta per quel che riguarda la retribuzione: gli uomini guadagnano in media 1.556 euro, contro i 1.192 delle donne.1

Questa disparità fra maschi e femmine nell’occupazione ha fatto sì che, nel momento in cui l’uomo ha perso il lavoro, le famiglie si siano trovate in forte difficoltà non solo economiche, ma anche nella gestione dei ruoli tra i diversi membri.

Il 59% degli italiani che si sono rivolti ai Centri presenti in diocesi sono uomini, mentre tra gli immigrati la presenza femminile supera di pochissimo quella maschile (le donne immigrate sono il 50,8%), queste si presentano in modo più frequente presso le Caritas parrocchiali per chiedere aiuto e sostegno per tutto il nucleo familiare, mentre gli uomini si rivolgono più assiduamente ai Centri quali Caritas diocesana, Caritas interparrocchiale di Riccione, Caritas di Cattolica per chiedere ospitalità, pasti, possibilità di fare la doccia e avere vestiti.

Gli uomini italiani appartengono per il 57,7% alla fascia d’età che va tra i 45 e i 64 anni, per il 41% sono celibi e per il 30% separati o divorziati, si tratta quindi di uomini rimasti completamente soli ad affrontare le difficoltà della vita. Tra gli uomini italiani il 50% ha residenza nella diocesi di Rimini, mentre gli altri provengono da tutte le zone di Italia, questo perché, soprattutto nei casi di separazione e divorzi, gli uomini tendono a spostarsi per poter cambiare vita e cercarsi un nuovo impiego. Il 40,7% degli uomini italiani è senza dimora, pari a 568 uomini.

Tra le donne immigrate il 20% è rappresentato da marocchine, che hanno in media tra i 25 e i 34 anni, sono coniugate con prole, seguono le ucraine con il 16% in gran parte tra i 55 e i 64 anni, venute in Italia da sole, in cerca di occupazione come badante, per aiutare figli e nipoti rimasti in patria. Al terzo posto con il 13%, seguono le rumene, tra esse incontriamo sia donne giovani che di mezza età, alcune arrivate in Italia da sole, altre accompagnate dal compagno o dal marito, cercano lavoro sia nel settore turistico che in quello assistenziale, ma anche agricolo.

La povertà “invecchia”

Persone incontrate nel periodo 2013 – 2016 per classe d’età

La fascia d’età più colpita dalla povertà è quella tra i 35 e i 44 anni, si tratta cioè di persone che dovrebbero essere nel pieno della realizzazione dei progetti della propria vita (famiglia, lavoro, figli), invece si ritrovano a combattere con disoccupazione e solitudine, a non sapere come sfamare i propri figli e cosa dire alle proprie mogli. La povertà oggi è quindi una povertà che inevitabilmente non colpisce il singolo, ma interi nuclei familiari, infatti il 56% di coloro che hanno tra i 35 e i 44 anni vive con la propria famiglia.

Dal 2014 al 2016 si riscontra un aumento di persone in situazione di povertà appartenenti alla fascia d’età sopra i 55 anni: sono il 23% di tutte le persone incontrate, pari a 1.553 individui, di cui il 57,6% italiani ed il 42,4% stranieri. Questo dato è molto interessante e deve far riflettere il mondo politico: l’aumento di persone che si rivolgono ad enti di assistenza sopra i 55 anni, è un segnale che le politiche del welfare non sono efficaci. Chi perde il lavoro a 55 anni, non ha alcun tipo di reddito con cui sostenersi, con l’aumento dell’età pensionabile, la possibilità di accedere a questo fondo diventa sempre più un miraggio e nel frattempo gli over 55 si ritrovano costretti a chiedere aiuto alla Caritas, combattendo con il senso di frustrazione e vergogna.

Il fatto che in questa fascia d’età ci sia anche una sostanziosa percentuale di immigrati è dovuta sia alla presenza di donne, prevalentemente ucraine, venute in Italia per la ricerca di un lavoro da assistente familiare, ma anche di uomini che sono in Italia da oltre 20 anni e che non sanno come affrontare questa nuova difficoltà della propria vita, che richiede un ulteriore adattamento rispetto a quanto affrontato all’inizio del percorso migratorio (prevalentemente marocchini, rumeni, senegalesi e albanesi).

Aumenta la povertà tra gli italiani

Persone incontrate nel periodo 2010 – 2016 per cittadinanza

Le situazioni di povertà tra gli italiani sono sempre più gravi: in sei anni le persone incontrate sono passate da 1.237 a 2.383, con una differenza del 92,6%; mentre, per quanto la situazione degli immigrati resti allarmante si constata un andamento ondulatorio passando da 4.603 nel 2010 a 3.945 nel 2015, per risalire a 4.340 nel 2016 con una differenza di – 5,7 punti percentuale.

 

La forte differenza rispetto al passato, sia per gli italiani, che per gli stranieri, è che non si tratta più di persone che si trovano a Rimini di passaggio e che si rivolgono alle Caritas nel momento in cui si stanno “insediando” in un territorio che non conoscono, quanto piuttosto di singoli e famiglie che sono residenti sul territorio da anni e che non sanno come affrontare la quotidianità in quanto rimaste prive di reddito. Gli italiani che sono residenti sulla diocesi di Rimini sono infatti il 63,2% di tutti gli italiani incontrati e gli immigrati il 53,6%. Questa forte connotazione territoriale ci fa comprendere quanto la povertà stia diventando sempre più diffusa anche in una realtà, come quella riminese, che è sempre stata abbinata al benessere.

 

Il 46,3% degli italiani vive con i propri familiari, questo indica che la povertà non ha colpito solo il singolo, ma che è l’intero nucleo a patirne le conseguenze, se si considerano tutti i componenti familiari, gli italiani in situazione di difficoltà sul territorio riminese sono 3.829.

È comunque elevato anche il numero degli italiani che vivono soli, sono 1.054 pari al 44,2% di tutti gli italiani. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini celibi, ma sono in aumento anche i separati ed i divorziati.

I problemi riscontrati dagli italiani e dagli stranieri, eccetto quelli economici, non sono uguali.

Persone incontrate nel 2016 per incidenza delle problematiche

La differenza legata alle problematiche occupazionali tra italiani e stranieri è dovuta al fatto che tra gli italiani che si rivolgono alle Caritas, ci sono anche i pensionati che incidono il 14% su tutti gli italiani, è evidente che questi non hanno problemi occupazionali, quanto piuttosto di un reddito insufficiente.

Le problematiche abitative sono pressoché simili a livello percentuale tra italiani e stranieri, ma mutano notevolmente se si considerano i valori assoluti, sono infatti senza dimora 1.290 stranieri, mentre gli italiani in strada sono 692, vale a dire che due immigrati su tre non hanno casa e un italiano su tre, tra coloro che si sono rivolti alle Caritas, è privo di abitazione.

Le problematiche familiari incidono invece inevitabilmente di più sugli italiani rispetto agli stranieri, questo perché spesso i nuclei degli immigrati che arrivano in Italia hanno già affrontato numerose difficoltà nel percorso della propria vita e quelli che si sono ricongiunti sono ormai nuclei consolidati che, anche per questioni culturali, difficilmente si disgregherebbero.

Per gli italiani la questione è invece diversa: nel momento in cui entrano in una situazione di precarietà economica inevitabilmente mutano in casa tutti gli equilibri, è necessario cambiare i propri stili di vita, fare rinunce, preventivare spese, ecc.; questi fattori diventano spesso cause di litigi e conflitti che, nel caso in cui nella relazione non ci siano legami solidi, rischiano di sfociare in separazioni e divorzi.

Anche i problemi di salute incidono di più sugli italiani rispetto agli stranieri, questo anche perché difficilmente una persona con problemi di salute emigra in un altro continente, se non per ragioni di maggior possibilità di cura e assistenza.

In “altri problemi” le voci scelte in misura maggiore sono solitudine e problemi psicologici e relazionali, in questo caso il fatto che siano emersi più tra gli italiani che tra gli stranieri può avere due motivazioni: la prima è che gli immigrati tendono ad essere più uniti tra loro e quindi vivono meno le situazioni di solitudine, la seconda è che, per questioni linguistiche, non siano emersi nei colloqui sentimenti di solitudine e isolamento.

Anche i problemi di dipendenze e quelli legati alla giustizia è probabile che non siano emersi in egual misura per questioni linguistiche, mentre le ultime due variabili sono più specifiche per gli immigrati e quindi è naturale che non incidano sugli italiani.

È interessante notare che gli italiani superano il 50% in quelle Caritas parrocchiali che si collocano nei pressi di numerosi appartamenti gestiti dall’Azienda Acer e dal Comune (Colonella, Spadarolo e Vergiano, Celle, Corpolò, Fontanelle e San Martino di Riccione).

Aumentano gli africani

Persone straniere incontrate nel periodo 2007 – 2016 per nazionalità

In dieci anni i volti di coloro che si sono rivolti agli sportelli dei Centri di Ascolto sono molto cambiati: i rumeni hanno sempre rappresentato la nazionalità più frequente aggirandosi intorno alle mille unità, mentre nel 2016 sono scesi al secondo posto con 671 persone, facendosi scavalcare dai marocchini che hanno raggiunto quota di 1.040 presenze.

Se si osserva l’andamento decennale ci si accorge che il 2011 è stato l’anno dei cambiamenti. La crisi economica si è abbattuta sulle diverse nazionalità determinando effetti diversi su coloro che si rivolgono alle Caritas:

– nel caso delle ucraine è iniziata la loro riduzione in quanto, non trovando posti di lavoro come assistenti familiari, hanno scelto di tornare in patria (la decrescita è stata costante fino al 2015, anno in cui si sono stabilizzate intorno alle 400 unità);

– i senegalesi, che fino ad allora avevano fatto riferimento solo alla propria comunità, si sono invece ritrovati a chiedere aiuto, in quanto diventati nuclei di famiglie rimasti privi di occupazione: sono perciò passati da 37 nel 2007 a 427 nel 2016;

– anche i tunisini sono aumentati a partire dal 2011, si tratta sia di nuovi ingressi migratori arrivati proprio in quell’anno, che di persone residenti in Italia da oltre dieci anni con famiglie a carico. Nel 2016 hanno raggiunto le 253 unità.

– anche per gli albanesi il 2011 ha segnato l’inizio di numerose difficoltà, in quanto la crisi economica ha molto inciso sul settore edilizio, attività nella quale molti albanesi erano impegnati, e si è poi riversata sui nuclei familiari creando situazioni di disagio economico (nel 2016 sono stati 413 a chiedere aiuto).

 

In generale ci si accorge quindi che gli immigrati che si sono rivolti alle Caritas nel 2016 sono, per la maggior parte, abitanti già residenti in Italia da oltre 20 anni e che, con la crisi economica, sono caduti in povertà. In diversi casi si tratta di nuclei familiari con minori che non sanno come affrontare le spese quotidiane, in quanto rimasti privi di reddito: l’80% degli albanesi sono famiglie, così come il 62% dei marocchini, il 51,4% dei senegalesi ed il 49,6% dei tunisini. Se inizialmente erano state immigrazioni per di più maschili, con lo scorrere del tempo le donne si sono ricongiunte ai propri compagni e hanno formato nuove famiglie in Italia.

Il 64% degli albanesi che si sono presentati al Centro di Ascolto sono donne, 40% le senegalesi, 35% le tunisine e 20% le marocchine. In passato la presenza di donne africane era rara e collegata per di più a situazioni di prostituzione (in prevalenza nigeriane), oggi invece si tratta di mamme con bambini che non solo chiedono un sostegno alimentare per sé e la propria famiglia, ma sono anche, in diversi casi, disponibili a lavorare, segno di un vero e proprio cambiamento culturale. Si tratta cioè di famiglie residenti, integrate nel tessuto sociale e desiderose di offrire un futuro dignitoso ai propri figli. L’introduzione del SIA nel 2016 (sostegno di inclusione al reddito per le famiglie con figli minori o disabili), non è riuscita a offrire i risultati sperati in quanto sproporzionata nella misurazione dei punteggi in graduatoria tra nord e sud Italia; tuttavia, con il cambiamento di alcuni parametri, si auspica che nel 2017 non ci siano più famiglie con minori assolutamente prive di qualsiasi fonte di reddito, siano esse italiane o straniere.

 

Parlando di immigrati non si può omettere il tema “profughi e richiedenti asilo”: è infatti indubbio che nel 2016 i Centri di Ascolto Caritas abbiano incontrato molte più persone scappate da zone di conflitto, rispetto agli anni passati. Si tratta di circa 280 giovani provenienti sia dall’Africa, che dal Medio Oriente e dall’Asia.

Le difficoltà avvertite dagli operatori e volontari sono state di tre tipi:

  • Linguistica: perché molto spesso questi giovani conoscono esclusivamente il dialetto del proprio paese e non è possibile comunicare nè in inglese, né tanto meno in italiano;
  • Psicologica: perché, in alcuni casi, si tratta di persone che hanno subito gravi traumi sia nel proprio paese di origine che durante il viaggio per arrivare in Europa ed è quindi difficile entrare in dialogo;
  • Logistica: terminati i progetti di accoglienza coordinati dalla Prefettura, questi giovani, pur avendo ricevuto il Permesso di Soggiorno, non sanno dove andare a dormire, mangiare, lavorare. Se invece sono ancora in attesa di risposta si è cercato di offrire loro un sostegno almeno fino all’appuntamento con la Questura.

 

Permesso di soggiorno regolare

Stranieri incontrati nel periodo 2014 – 2016 per stato del permesso di soggiorno

Sia #EmporioRimini che Fondo per il Lavoro accolgono domande solo di immigrati regolari e residenti sul territorio, dati che indubbiamente incidono sul complessivo di quelli raccolti dai Centri di Ascolto Caritas. La alta presenza di regolari agli Sportelli dov’è possibile chiedere un sostegno è comunque la conferma che gli immigrati che si trovano in difficoltà sono proprio coloro che sono soggiornanti da lungo tempo sul territorio nazionale.

Diminuisce la presenza dei comunitari, mentre aumenta, seppur di pochi punti percentuali, il numero di coloro che sono privi o in attesa del Permesso di Soggiorno; tra questi ci sono sia quelli che sono entrati in Italia da poco, che quelli che sono in Italia anche da diversi anni, ma che non hanno più i requisiti per poter rinnovare tale documento, in quanto privi di lavoro, di reddito e di residenza: si tratta in prevalenza di ucraini e in minima parte di marocchini e albanesi.

Povertà tra le mura domestiche e povertà in strada

Persone incontrate nel periodo 2014 – 2016 per tipo di alloggio

La povertà è molto diffusa tra le mura domestiche: sono oltre 4.700 le persone che vivono in situazione di povertà pur avendo una casa; tra queste il 64% sono nuclei familiari. Si tratta di povertà spesso nascoste, fatte di sacrifici e sofferenze, di lotte quotidiane per sopravvivere e per mantenere salde le relazioni sia coniugali che filiali.

Nel 2016 sono state incessanti le richieste di aiuto economico per il pagamento di bollette e affitti; le famiglie dichiarano che le rate sono troppo elevate e le case non sempre in ottime condizioni: 117 i casi di sfratto, 13 le situazioni in cui le famiglie non sono riuscite a pagare il mutuo e hanno la casa pignorata, oltre 380 coloro che hanno trovato un rifugio momentaneo nei residence.

Le forti scosse di terremoto avvenute nel Centro Italia sia in estate che in autunno 2016 hanno inoltre portato alcune famiglie a spostarsi per cercare riparo nel nostro territorio; tra queste tre si sono rivolte alle Caritas per chiedere un sostegno. C’è però il rischio che nel 2017 crescano anche queste situazioni, dati i gravi danni alle abitazioni di Marche, Umbria e Lazio.

 

In aumento anche i casi di persone senza dimora: sono 1.992 coloro che nel corso del 2016 si sono rivolti ai Centri di Ascolto, dichiarando di non avere un posto dove trascorrere la notte; nella maggior parte dei casi si tratta di persone di passaggio che girano un po’ tutta Italia, nella speranza di trovare un’occupazione e un’abitazione; ci sono però 313 persone che hanno invece residenza nella diocesi riminese e che non riescono a trovare alcun tipo di soluzione e sono quindi costrette a dormire in strada.

Rispetto al 2015 si riscontrano delle differenze su coloro che hanno dichiarato di non avere casa: diminuiscono le donne passando dal 22% al 19%, ma aumentano gli italiani passando dal 33% al 37%. Si è evidenziato un aumento di persone con problemi di salute mentale, non sempre certificati, con le quali è stato difficile approcciarsi e pianificare un percorso di accompagnamento e di sostegno.

 

 

Redditi troppo bassi

Persone incontrate nel periodo 2014 – 2016 per condizione professionale

2016 2015 2014
Condizione professionale n % n % n % var% 2014
Disoccupato/a 4.806 70.9 4.422 72.7 5.029 72.1 -4.4
Occupato 715 10.6 611 10.1 707 10.1 1.1
Pensionato/a 359 5.3 323 5.3 343 4.9 4.7
Casalinga 355 5.2 299 4.9 312 4.5 13.8
Altro 139 2.1 151 2.5 178 2.6 -21.9
Inabile parziale o totale al lavoro 177 2.6 142 2.3 152 2.2 16.4
Studente 28 0.4 36 0.6 33 0.5 -15.2
(Non specificato) 197 2.9 95 1.6 224 3.2 -12.1
Totale 6.776 100 6.079 100 6.978 100 -2.9

Considerando all’interno di questi dati quelli di #EmporioRimini, sono inevitabilmente aumentate le percentuali di occupati e casalinghe, in quanto questo progetto è prevalentemente destinato alle famiglie che si trovano in una fascia grigia. Ci è sembrato comunque importante non escludere questi dati per far comprendere come anche chi ha un lavoro, faccia fatica ad affrontare la quotidianità, in quanto gli stipendi risultano troppo bassi e i contratti sempre più precari.

Il problema della disoccupazione resta allarmante: il lavoro non solo offre benefici di tipo economico, ma anche di tipo morale, permettendo alla persona di sentirsi utile ed impegnata; l’assenza di lavoro provoca inevitabilmente situazioni di stress, sconfitta e sconforto, difficili da gestire per tutto il nucleo familiare.

In aumento anche i pensionati e gli invalidi: gli assegni mensili non riescono a sostenere le spese dei fabbisogni della persona, né tanto meno quelli dell’intero nucleo familiare. Purtroppo con la situazione anagrafica italiana queste situazioni non faranno altro che crescere e le Caritas, con il passare del tempo, si troveranno sempre più a fronteggiare le difficoltà delle persone anziane e malate che non sanno a chi chiedere aiuto.

Sostegno alimentare, economico e morale

Persone aiutate e interventi erogati nel triennio 2014 – 2016

2016 2015 2014
Persone Interventi Persone Interventi Persone Interventi
Ascolto 6.776 39.925 6.079 39.962 6.978 41.391
Viveri 2.330 18.067 2.481 18.996 2.956 19.947
Viveri a domicilio 67 1.541 101 2.091
Pasti in mensa (diocesana+Riccione+Cattolica) 130.592 120.359 123.975
Buoni per acquisti supermercati 94 € 4.250 134 € 4.396 57 € 2.155
Alimenti e prodotti per neonati 131 531 145 710 177 1.882
Emporio 363 2.642
Indumenti 2.731 9.990 3.178 10.738 3.177 11.665
Docce 944 11.239 1.056 12.130 989 11.344
Alloggio/pronta accoglienza 699 9.827 741 10.433 736 10.556
Alloggio/seconda accoglienza 7 1.571 10 1.562 21 2.985
Profughi accolti in struttura 50 7.174 38 7.259 39 3.434
Mobilio, attrezzatura per la casa 33 41 29 29 45 47
Lavoro 68 75 86 86 72 72
Mezzi di trasporto 0 0 32 32 1 1
Attrezzatura, strumenti di lavoro 0 0 7 7 1 1
Materiale scolastico 73 108 65 132 66 101
Farmaci 241 655 253 503 209 420
Sussidi economici 1.140 € 144.899 1.621 € 193.580 1.377 € 199.497

Che le povertà incontrate siano situazioni sempre più gravi è testimoniato dall’aumento degli aiuti relativi per il soddisfacimento dei bisogni primari come quello del cibo:

  • Aumentano i pasti erogati dalle mense (Caritas diocesana, Caritas interparrocchiale di Riccione e Caritas di Cattolica), raggiungono un totale di oltre 130.500 pasti;
  • Ai consueti “pacchi viveri” vanno aggiunte le “borse della spesa” effettuate presso #EmporioRimini, per un totale di oltre 20.600 interventi;
  • Diverse Caritas hanno stretto accordi e convenzioni con supermercati per integrare i “pacchi viveri” con ulteriori alimenti, attraverso buoni spesa per un totale di 4.250 euro.

Alloggi, docce e indumenti restano stabili rispetto agli anni precedenti, mentre calano gli aiuti economici, ma solo grazie al fatto che essendo aumentate le donazioni di farmaci nel 2016 (da parte di farmacie e privati), sono diminuiti i soldi donati per l’aspetto sanitario, facendo abbassare la cifra totale delle elargizioni.